L’organizzazione di una cantina, sembra facile ma se non stiamo attenti ad alcune accortezze, rischiamo di non conservare bene i nostri vini.
Iniziamo con chi ha, a disposizione una stanza, uno scantinato, un piccolo o grande spazio che sia, nella propria abitazione, come ho deciso di fare io quando ho acquistato casa facendo proprio costruire una cantina dove il vino deve riposare tranquillo e indisturbato.
La stanza si trova interrata di circa 5 metri rispetto al piano terra; è stato montato un condizionatore/deumidificatore a muro che mantiene la temperatura tra i 14 e 16 gradi e un rivelatore di umidità che non deve scendere sotto il 60% e superare il 70%. Questo perché una cantina troppo umida provoca il formarsi di muffe che potrebbero danneggiare il tappo ed anche l’etichetta (c’è chi le riveste con la pellicola per ovviare a tale inconveniente).
Le bottiglie devono essere posizionate al totale riparo dalla luce e all’interno della stanza non devono esserci cibi a meno che non siano confezionati. No salumi, no formaggi, no frutta e qualsiasi altro cibo che emani profumi che potrebbero alterare la buona conservazione del nostro amato vino.
Io ho fatto anche isolare le pareti in modo da non sottoporre le bottiglie a vibrazioni ( dovute magari a eventuali lavori di manutenzione che vengono fatti in un’abitazione). Questo perché un vino che può subire frequenti vibrazioni, evolve in modo piu veloce.
La posizione giusta per le bottiglie di vino è quella orizzontale, non verticale, perché il tappo deve restare umido.
Io ho scelto scaffali di acciaio inox da 6 bottiglie per elemento, sovrapposti per altezza. Nella parte più bassa (partendo da terra), riposano le bollicine, a salire i bianchi, i rosati e infine i rossi. Il motivo è semplice: l’aria calda essendo più leggera dell’aria fredda, si sposta verso l’alto, quindi le bottiglie più vicine al pavimento, sono quelle che necessitano di temperature più basse.
Per chi non ha uno spazio, ci sono centinaia di modelli di cantinette in vendita on line che possono soddisfare i bisogni di tutti. L’unico mio consiglio, è sceglierle con il vetro dello sportello di apertura scuro, o comunque schermato, sempre per il problema della luce.
Visto che abbiamo precisato l’importanza di conservare le bottiglie in orizzontale, dobbiamo usare la stessa attenzione in presenza di un tappo Stelvin (a vite)?
Assolutamente no, perché non è fatto di materiale poroso come il sughero quindi non siamo in presenza (sempre) di passaggio di ossigeno. Ce ne sono vari tipi, si stanno facendo tantissimi esperimenti (addirittura alcuni hanno micro canali per permettere ossigenazione) .Non per questo il vino non si evolve con il tempo, cambierà sì, ma in modo diverso.
Non pensate però che con il tappo a vite al momento che aprirete un vino sarà ridotto. Se è un buon vino, non è certo il fatto di trovarsi (per alcuni tipi di tappo a vite) in un Habitat ANAEROBICO, che lo rovinerà. Si tratta di componenti chimici (Legali e autorizzati) che fungono da catalizzatori, quindi se il vino sarà di qualità non esiste alcun rischio.
Negli ultimi anni il tappo a vite sta riscuotendo sempre più successo, soprattutto per i vini dell’Italia del Nord del nuovo mondo e vini di pronta beva ( da consumare entro due/tre anni al massimo). Nel caso di vini che necessitano di invecchiamento (Barolo, Brunello ecc..) è più indicato il sughero, ma chissà che non vedremo presto un grande Barolo con chiusura a vite.
Il tappo Stevin inoltre, ovvia al famigerato inconveniente dell’”odore di tappo”, in quanto non potrà mai assere attaccato dal fungo “ARMILLARIA MELLEA” a differenza del sughero.
Detto ciò sembra che questo metodo riservi molti vantaggi, ma io da SOMMELIER fino alla punta dei capelli, continuo a preferire il tappo di sughero per l’emozione che mi riserva tutta la fase (anzi, per noi è quasi un rito) dedicata alla stappatura.
A voi la scelta e calici su…..
Simona Geri
simonagsommelier.ais